Auschwitz – Birkenau.
Auschwitz la mente, Birkenau l’azione.
È così che dovevano funzionare quei campi di sterminio.
Giungere davanti la scritta “Arbeit macht frei” è stato, per noi, il primo colpo basso.
Una frase posta in alto, come se volesse incitare ad entrare.
Purtroppo, quelle anime innocenti, non sapevano ancora che la loro vita avrebbe lasciato spazio solo alla morte.
Attorno a noi, solo fabbricati di pietra, schierati, scaglionati con un rigore ed una precisione che non attribuiremmo, di certo, ad una mente malata, ma solo ad una mente lucida, raziocinante, sistematica che conosceva esattamente come agire e come portare a compimento il proprio piano d’azione.
Le pareti di ogni edificio sono tappezzate da foto di deportati a cui stava per essere assegnata la loro sorte: alcuni, venivano selezionati per lavorare in condizioni disumane, altri, per essere condannati a morte.
Verrebbe da chiedersi chi abbia scattato quelle foto, ma soprattutto, perché. Dopo la liberazione dei campi di concentramento, sono stati ritrovati dei veri e propri raccoglitori con centinaia di foto. Probabilmente, chi ha messo in piedi tutto questo voleva rafforzare il proprio sentimento di gloria o, forse, voleva vantarsi, sentirsi forte per tutto quello che era riuscito ad eseguire.
Eppure, in mezzo alle numerose foto esposte, due in particolare hanno attirato la nostra attenzione.
Una raffigura delle donne nude in un bosco e un’altra dei corpi che venivano bruciati. Queste foto appaiono mosse, poco nitide rispetto alle precedenti, poiché furono scattate proprio da prigionieri ebrei che avevano ritrovato una macchina fotografica.
In questo caso, è veramente raccapricciante chiedersi perché quegli uomini abbiano sentito il bisogno di scattare quelle foto.
Un vero momento di commozione è stato, per noi, l’ingresso nelle camere a gas, alcune, abbastanza grandi per far sì che il progetto di devastazione potesse uccidere più corpi possibili nel minor tempo possibile, altre, più piccole, in cui comunque, non entravano meno di dieci persone alla volta.
Il nostro stato d’animo era a pezzi.
In uno dei blocchi visitati, una frase ha colpito la nostra attenzione: “Those who do not remember the past are condemned to repeat it” di George Santayana, ossia: “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”
Non è possibile trovare una spiegazione a tutto questo, cercare di dare una risposta che la ratio umana possa concepire come logica.
Forse, solo le parole di Elio Vittorini riescono a condensare quanto accaduto: “Vorrei vedere Hitler e i tedeschi suoi se quello che fanno non fosse nell’uomo di poterlo fare. Vorrei vederli a cercar di farlo. Togliere loro l’umana possibilità di farlo e poi dire loro: Avanti, fate.”
Il testo è di Federica Cristodaro, una delle partecipanti al Viaggio della Memoria, l’iniziativa “per non dimenticare” organizzata dall’amministrazione comunale di Cefalù nel 2024. Il video è stato realizzato dai ragazzi, come resoconto dell’esperienza vissuta.
Cefalù, 29 gennaio 2024
L’ufficio stampa
Dario La Rosa