Storia

Stemma del Comune di Cefalù

Cefalù terra del mito e di mitiche vacanze

di Nico Marino

Ti chiami il Capo, o Cefalù, e dalla riva paradisiaca
ti protendi bramoso entro il mare infinito.

cefalù dipinto rottmann
ROTTMANN, Karl, 1830, olio su tela, 63x79cm Wallraf-Richartz Museum, Colonia

Il citato distico, opera di Luigi I di Baviera (1786-1868), faceva da didascalia al dipinto di Karl Rottmann (1797- 1850), raffigurante il panorama di Cefalù, oggi conservato presso il Wallraf-Richartz Museum di Colonia.
Con esso, il Re era riuscito a riassumere, con poche poetiche parole, le bellezze naturali di Cefalù e la sua originale posizione oro-geografica, dando anche un riferimento all’origine del toponimo della Città. Nel considerare Cefalù, infatti, non si può prescindere dalla presenza della Rocca dalla quale la città ha preso il nome.

Stemma di Cefalù - 1862
Stemma di Cefalù – 1862 Consulta Araldica

Lo stemma della Città rappresenta degnamente le caratteristiche peculiari di Cefalù: sullo scudo azzurro (il mare = potenza e ricchezza) tre pesci d’argento ordinati in pergola col capo rivolto ad una figura centrale rotonda d’oro (un pane, un pomodoro o, meglio, un bisante = feracità dei campi e ricchezza). Il pesce ed il pane sono simboli della cristianità: miracolo della moltiplicazione ed eucaristia. Nello stemma caratteristiche greche, islamiche e cristiane si fondono perfettamente.

stemma comune cefalù facciata palazzo città
Lo stemma del comune sulla facciata del Palazzo di Città
stemma comune cefalù
Lo Stemma sul gonfalone del Comune

Nel mare (talatta per i Greci), tre (thalatha in arabo) sono i pesci, tanti quanti sono i bracci del Parlamento Siciliano, le valli di Sicilia, le Persone della Trinità, le religioni monoteistiche. Triangolo e cerchio, perfette geometrie, simbolo di spiritualità e perfezione. Trinacria e triquetra, luna e sole, argento e oro. Quest’ultimo è fondamentale nella definizione dello stemma; non mi sembra, infatti, un fatto occasionale che il simbolo dell’oro per gli alchimisti arabi, se dovesse essere descritto in termini araldici, si blasonerebbe così: tre pesci ordinati in pergola col capo rivolto ad una figura puntiforme posta al centro.

1862 - Consulta Araldica
1862 – Consulta Araldica

La nascita di Cefalù affonda le sue radici nel fertile terreno del Mito che vorrebbe la Città popolata, per la prima volta, dai Giganti, discendenti da Noè, o fondata da Sicani (tra il 3000 ed il 2700 a. C.) o da Fenici, questi ultimi l’avrebbero chiamata Ras Melkart, promontorio di Ercole il cui mito vuole che a Cefalù l’eroe e semidio abbia costruito un tempio dedicato al Sommo Padre Giove. Qui  rivive il mito di Dafni che inizia il mondo alla gioia della poesia pastorale e che, reso cieco,  è trasformato dal padre Mercurio in quella roccia che, a dire di Servio (IV-V sec. d.C.), avrebbe forma umana.

re ruggero II
Una rara raffigurazione acquarellata di Ruggero II

Della più antica frequentazione umana di Cefalù si trovano tracce preistoriche in due grotte sul versante settentrionale della rocca. Della cinta muraria megalitica (fine del V sec. a. C. ) rimangono solide vestigia; dello stesso periodo delle mura è il cosiddetto Tempio di Diana, edificio megalitico con cisterna protostorica (IX sec. a. C.) situato sulla Rocca.

Kephaloidion il nome greco della Città che sarebbe stata, in realtà, un centro indigeno della fine del V secolo a.C., prosperoso grazie ai contatti con i popoli che vivevano o transitavano in Sicilia.  Nel 396 a.C. Imilcone, Generale Cartaginese si allea con gli abitanti di Cefalù. Nel 307 a.C. la Città viene conquistata dai Siracusani e assegnata al governatorato di Leptine. Nel 254 a.C. viene presa, con l’inganno, dai Romani diventando, poi, Città Decumana; Cephaloedium il nome latino. Tracce del sistema viario ellenistico-romano sono disseminate un po’ dappertutto per la città che ritroviamo sotto la dominazione dell’Impero Romano d’Occidente, di Vandali e Goti, dell’Impero d’Oriente, poi degli Arabi e quindi dei Normanni. Poche le tracce lasciate dai Bizantini (alcuni resti di fortificazioni); solo negli usi e costumi quelle riferibili agli Arabi che conquistano Cefalù nell’858 (il nome della città diventa Gafludi); magnifiche e monumentali quelle pervenuteci dai Normanni. Il Gran Conte Ruggero nel 1063 prende possesso della Città e suo figlio, Ruggero II, riconsegna definitivamente Cefalù alla Cristianità, fondando, prima, la Chiesa di S.Giorgio (1129) e, poi, la Basilica Cattedrale (1131). Quest’ultima costruzione permette al Re di sciogliere il voto fatto quando, colto da una improvvisa terribile tempesta, promette di costruire, ad onore e gloria del SS. Salvatore, una Cattedrale nel luogo che lo avrebbe visto salvo.

Dopo  Ruggero II  le fortune di Cefalù vengono meno i suoi eredi mostrano per la città un grande disinteresse. Alla morte di Federico II (1250) la situazione politica della Città diviene molto confusa. Cefalù passa da un feudatario all’altro, in una ridda di date e di avvenimenti, fino a quando, nel 1451, viene definitivamente riscattata dal Vescovo. Con l’avvento del Viceregno Spagnolo segue un periodo di maggiore stabilità; da questo momento la storia della Città si snoda solo attraverso un lento susseguirsi di questioni doganali, decime, gabelle, conferme di privilegi, lettere e biglietti Reali. Nel 1742 nascono i Consolati di Commercio. Quelli di Francia, Danimarca, Svezia, Norvegia e Paesi Bassi rimarranno attivi fino alla fine del XIX sec. La Città si apre all’Europa e comincia ad essere meta dei viaggiatori del Grand Tour.

Cefalù gioca un ruolo molto importante nella lotta contro i Borboni. Nei moti rivoluzionari del 1856 i cefaludesi Nicola e Carlo Botta, Alessandro Guarnera e Andrea Maggio pagano con i lavori forzati il loro anelito di libertà, mentre Salvatore Spinuzza, audace capo della guerriglia rivoluzionaria, viene fucilato il 14 marzo 1857.

Moore Litografia 1840 cefalù
Moore – Litografia – 1840
Foto Michele Brocato Panorama Cefalù 1888
Foto di Michele Brocato – Panorama di Cefalù 1888

L’undici maggio 1860, Garibaldi e i “Mille” sbarcano a Marsala, il 27 successivo entrano a Palermo. Il 21 ottobre si vota il Plebiscito con la formula “Il popolo vuole l’Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e suoi legittimi discendenti”.

Il 2 giugno 1860 Enrico Piraino (Cefalù, 1809-1864), Barone di Mandralisca viene nominato Presidente del Consiglio Civico. La  Deputazione di Cefalù, di cui il Mandralisca è  un componente, emette un  proclama  a favore di Garibaldi e delle sue gesta Il 27 gennaio 1861 si svolgono le Elezioni Generali per il Primo Parlamento Nazionale. Il Barone di Mandralisca viene eletto deputato. Il 17 marzo successivo viene proclamato il Regno d’Italia. Il Mandralisca sotto la Prodittatura ricopre la carica di Ministro per la Pubblica Istruzione.

La Città ha voluto ricordare la visita di Garibaldi a Cefalù (5 luglio 1862)  e il discorso che egli fece dal balcone della Casa Comunale (l’antica sede del Municipio  nell’attuale via G. Amendola), con una lapide posta sul lato che si affaccia in Corso Ruggero.

Le consultazioni per eleggere il Consiglio Comunale si tengono nel gennaio del 1862. La prima riunione (straordinaria) del Consiglio, convocata dal Regio Delegato Straordinario, Consigliere di Prefettura G. Sanfilippo, si tiene il 23 gennaio 1862. Viene nominato Sindaco, con decreto (30 gennaio 1862) del Luogotenente Generale del Re nelle Provincie  Siciliane, l’avvocato Salvatore Misuraca Turrisi (Cefalù, 1838-1901). Da questo momento la storia della Città segue quella del Regno d’Italia.